Maria Carta

Maria Carta

(Siligo, 1934 – Roma, 1994)

N

asce nel Logudoro da una famiglia povera. Fin da bambina ha appreso le fatiche e le durezze della vita accompagnandole con la cultura e i canti della sua terra, sotto l’occhio attento dei vecchi, depositari di millenarie melodie. Ed è proprio grazie al nonno che comincia a cantare nelle piazze, durante le feste popolari, nei paesi vicini.
Nel 1957 partecipa – vincendolo – al concorso di Miss Sardegna, partecipando anche al concorso nazionale di Miss Italia. Lasciò quasi subito la Sardegna, andando a vivere a Roma, dove conobbe lo sceneggiatore Salvatore Laurani, sposandolo poco dopo.
Frequenta il Centro studi di musica popolare dell’Accademia di Santa Cecilia diretto da Diego Carpitella, iniziando a esplorare la Sardegna, raccogliendo una grande quantità di canti – alcuni dei quali sarebbero andati perduti – che sono entrati a far parte del suo repertorio.
Vive la difficoltà di essere accettata come donna sul palcoscenico in Sardegna, perché, racconta, «allora il canto sardo era appannaggio esclusivo degli uomini». Ridona presenza femminile al canto gregoriano; scriverà di lei Giuseppe Dessì nella presentazione del disco “Delirio”: «Tra i rari documenti della lingua logudorese ci sono i canti che Maria fa conoscere al mondo, di festa e di solitudine, di dolore e di gioia, dicono la vita di un popolo, di quel popolo che lei ama e che canta liberando nella sua voce stupenda la forza esistenziale del suo sentire».
Conosce Ennio Morricone, che la propone alla RCA. Nel 1971 esce il suo primo album intitolato “Paradiso in re”. L’apprezzamento per Maria comincia a oltrepassare i confini nazionali: canta in tutt’Europa, entrando anche nel mondo della televisione, del teatro e del cinema, recitando per Francis Ford Coppola, Franco Zeffirelli, Giuseppe Tornatore e altri.
Tra il 1971 e il 1993 incide 17 album e 7 singoli. Nel 1975 pubblica una raccolta di poesie dal titolo “Canto rituale”.
Nel 1976 diventa anche consigliera comunale di Roma, carica che ricoprirà fino al 1981.
Nel frattempo diventò molto popolare in Francia cantando nei più importanti palcoscenici parigini, l’Olympia e il Théâtre de la Ville e condividendoli con generosità: «Ho portato diversi gruppi all’estero, il Coro di Bitti, Luigi Lai, il Coro di Neoneli, e questo è molto importante perché mi rendo conto che non esiste solo il mio canto, il canto gregoriano, ma esiste anche quello che fanno gli altri».
Nel 1990 l’Università di Bologna le conferisce l’incarico di tenere un corso integrativo dell’insegnamento di Antropologia culturale.
Tenne il suo ultimo concerto a Tolosa, in Francia, nel 1993. Morì poco tempo dopo nella sua casa di Roma, a 60 anni, a causa di una grave malattia.

 

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