Antonio Gramsci

Antonio Gramsci


(Ales, 1891 – Roma, 1937)

È

 conosciuto prevalentemente per il fatto di essere uno dei fondatori del partito comunista d’Italia (PCd’I) nel 1921. Poche persone sono a conoscenza che il comunista Gramsci stimasse tanto la lingua sarda. È colui che per primo pose la questione della lingua in Sardegna, all’inizio quando era un giovane indipendentista e poi da adulto quando era un comunista famoso. È possibile considerarlo come uno dei padri del movimento linguistico sardo. Gramsci conosceva il sardo e lo adoperava in momenti e luoghi diversi con altri sardi. È lo stesso Gramsci che racconta l’uso del sardo a Torino con i soldati della Brigata Sassari con il fine di difendere gli operai, quando i soldati furono inviati per reprimere le manifestazioni operaie. O a Roma quando in una sezione del partito comunista Gramsci e i suoi compagni sardi della sezione si esprimevano in sardo proprio per farsi sentire dai carabinieri a guardia della sezione, considerato che quei carabinieri erano di origini sarde. 

Nato ad Ales nel 1891 è considerato tra i più influenti filosofi marxisti del mondo del XX secolo. Dal 1913 al 1921 militò nel partito socialista italiano, ma dopo la rivoluzione russa del 1917 ebbe un avvicinamento alle posizioni dei bolscevichi sovietici giungendo a fondare, insieme a Bordiga, il partito comunista d’Italia nel congresso di Livorno del 1921. Essendo uno dei più importanti antifascisti, fu imprigionato nel 1926 nel carcere di Turi in quanto Mussolini lo considerava un pericolo per la dittatura fascista, per Mussolini era un nemico molto pericoloso a causa delle proprie idee. Celebre per le seguenti opere: Lettere dal carcere (1926-1937) e Quaderni del carcere (iniziati l’8 febbraio del 1929 e conclusi nell’agosto del 1935). 

Qui in questa breve rassegna ricordiamo il più importante documento scritto per il movimento linguistico sardo ovvero la famosa lettera a Teresina del 26 marzo del 1927, attualmente considerata come il manifesto del movimento linguistico sardo in quanto Gramsci ha chiarito l’importanza fondamentale dell’educazione bilingue per i bambini, in italiano ma anche in sardo, dove Gramsci afferma in maniera netta: (…) devi scrivermi a lungo intorno ai tuoi bambini, se hai tempo, o almeno farmi scrivere da Carlo o da Grazietta. Franco mi pare molto vispo e intelligente: penso che parli già correttamente. In che lingua parla? Spero che lo lascerete parlare in sardo. e non gli darete dei dispiaceri a questo proposito. È stato un errore per me non aver lasciato che Edmea, da bimbetta, parlasse liberamente in sardo. Ciò ha nociuto alla sua formazione intellettuale e ha messo una camicia di forza alla sua fantasia. Non devi fare questo errore con i tuoi bambini. Intanto il sardo non è un dialetto, ma una lingua a sé, quantunque non abbia una grande letteratura, ed è bene che i bambini imparino più lingue, se possibile (…).
Liberato dal carcere di Turi nel 1937, muore a Roma il 27 aprile dello stesso anno. 

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